Gita fuori portaTutte

Comune di Palma Montechiaro

Palma di Montechiaro, posta a pochi chilometri da Agrigento, è conosciuta come la città del Gattopardo. Fondata nel 3 maggio 1637 da Carlo Caro e Tomasi di Lampedusa. Uno dei suoi discendenti è l’autore Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896-1957) autore del famoso Gattopardo.

La prima dimora dei Tomasi in Palma è il Palazzo ducale che nel 1659 fu trasformato in Monastero delle Benedettine per accogliere le figlie e la moglie del Duca Santo. Attigua al Monastero vi è la chiesetta di Maria Santissima del Rosario. Entrambi esempio pregevole del barocco siciliano.

Altro esempio del barocco siciliano è la Chiesa Madre, con annessi l’Oratorio del Santissimo Sacramento e l’Oratorio del Santissimo Rosario, che sorge maestosa in cima ad una lunga e larga scalinata.
Sono ancora da ricordare l’ex convento dei Padri Scolopi, oggi sede del Comune, con annessa la chiesa della Sacra Famiglia, la Chiesa di Sant’Angelo, detta della Batiella. Altre chiese sono degne di menzione come la Chiesa del Purgatorio e la Chiesa del Collegio di Maria.

 


Localizzazione e percorso con partenza da Agrigento Centro:

Distanza da Agrigento: Km. 25 circa

Per informazioni turistiche e visite guidate:

Sito ufficiale del Comune di Palma Montechiaro

Punti di informazione turistica
P.zza Santa Rosalia,  Palma di Montechiaro
0922 968020/ Cell.393 9868169
E-mail:    prolocopalma@gmail.com

Locali consigliati da www.agrigentodoc.it *

Vecchio Mulino (Ristorante Pizzeria)
Via Ragusa, 7Villa Rosa (Ristorante Pizzeria)
Corsa Brancatello/Via C. MarxIl Gambero rosso (Ristorante Pizzeria)
Lungomare Todaro n. 141

Galleria fotografica (originale a cura di www.agrigentodoc.it)

 


Monumenti e luoghi d’interesse

Castello Chiaramontano: Nei dintorni, in prossimità di Marina di Palma, si può visitare il castello, usato ormai da secoli come santuario della Madonna locale, che si festeggia ogni domenica dopo Pasqua, e chiamata appunto dalla popolazione, Madonna del Castello, anche se il titolo ufficiale è Maria Montis Claris e Maria Madre della Divina Misericordia, dato che la sua festa coincide con quella della Divina Misericordia approvata dal papa Giovanni Paolo II nel 2000.

Palazzo Ducale: Il palazzo ducale fu costruito dopo che il primo venne inglobato nel monastero delle Benedettine ( 1653-1659 ). Acquisito dal demanio comunale e recentemente restaurato dopo anni di grave degrado, mostra un esterno semplice e compatto con due grandi facciate, una verso il mare e l’altra a oriente, unite a livello del piano nobile da un balcone angolare.  L’edificio è caratterizzato da una estensione di soffitti a lacunari lignei dipinti che coprono le otto sale del primo piano e corrono su due fasce parallele, l’una verso il mare e l’altra verso la collina.  Si distinguono i soffitti delle sale delle armi, quella degli ordini militari equestri e religiosi, quella dedicata interamente all’Ordine di San Giacomo della Spada di cui il duca Giulio era aggregato, quella con lo stemma ducale dei Tomasi, inquartato con gli emblemi dei Caro, La Restia, Traina e infine la sala angolare che conteneva l’arme dei Tomasi col leopardo rampante sul profilo del monte a tre cime. Qui si trova la decorazione più sfarzosa con i lacunari più profondamente intagliati e dipinti in bianco, rosso e oro.  I locali del piano terra ospitano la biblioteca “Giovanni Falcone”.

Palazzo degli Scolopi: L’edificio, oggi sede degli uffici comunali, è certamente uno dei più belli del patrimonio tardo-barocco. Edificato nel 1698 da Giulio II duca di Palma e principe di Lampedusa, fu portato a termine l’8 dicembre 1712, giorno dell’Immacolata e il cardinale Giuseppe Maria Tomasi lo affidò ai Padri Scolopi di San Giuseppe Calasanzio che vi insediarono l’istituto delle Scuole Pie che nell’800 divenne una vera e propria Università frequentata da diversi rampolli dell’aristocrazia isolana. Addossata al palazzo è la chiesa della Sacra Famiglia con la quale costituisce un unico complesso architettonico.

Monastero delle Benedettine : Costruito tra il 1653 e il 1659, inglobò il primo palazzo ducale e accolse con la regola cassinese anche le figlie di Giulio, II duca di Palma, e in seguito anche la moglie Rosalia Traina. Si trova su una semicircolare e impervia gradinata, in una piazza quadrata con le strade che si incrociano nel luogo che un tempo era segnato dalla colonna con la croce. Venne inaugurato il 12 giugno 1659. Il monastero ha un aspetto semplice con finestre prive di decorazioni. Sul cortile interno, invece, si affacciano delle finestre decorate in stile barocco. All’interno il parlatorio ha volte otte da cui si accede ad un giardino ricco di alberi in cui è sistemata una scultura della Madonna con San Benedetto. Le suore custodiscono, inoltre, la Madonna della Colomba Rosata. Ancora oggi è uno dei pochi monasteri di clausura in Sicilia, il cui accesso è impedito quasi a chiunque.

Calvario: In siciliano: u’ghettu dè malati ma chiamato dalla popolazione locale u’cravaniu (il calvario), all’ingresso del paese, dopo il parco archeologico della Zubbia, si scorge la collina detta “Calvario” con i ruderi dell’antica chiesa di Santa Maria della Luce (1650), anch’essa dalle forme barocche, dove c’è una botola nel pavimento della Chiesa; di sotto sono ancora presenti e rinchiusi i corpi delle persone lì ricoverate e morte di peste del tra il 1550 e 1700. Il Calvario segna spiritualmente l’ambiente e la storia di Palma. Infatti, Giulio Tomasi volle riproporre nella realtà locale il percorso di Gesù dal palazzo di Pilato al Golgota, collegando in un itinerario ideale segnato da stazioni, il centro abitato con la solitudine della collina del Calvario. Il Santo Duca, otteneva, come per i pellegrini della Terra Santa, l’indulgenza plenaria per quanti avessero percorso il tragitto sino alla collina del Calvario, dove nella chiesa di Santa Maria della Luce era custodita una copia della Sacra Sindone donata a Carlo Tomasi, Primo duca di Palma e teatino a Roma, dall’infanta Maria di Savoia. Tale reliquia oggi viene conservata nella Chiesa del Collegio. L’eremo fu inizialmente abitato dai preti Romiti e successivamente dall’ordine dei Mercedari, preposto al riscatto dei cristiani prigionieri dei pirati. Inoltre, per la sua possente struttura, quasi di fortezza e per la sua posizione dominante, serviva come punto privilegiato per l’osservazione dell’ampia valle del fiume Palma e della costa.

Torre San Carlo: L’edificazione della torre San Carlo, appena oltre la foce del fiume Palma, risale al 1639 ad opera di Carlo Tomasi, primo duca di Palma, che ottenne il permesso da Filippo IV di Spagna ed ebbe scopi difensivi stante le continue incursioni dei pirati saraceni sul litorale palmese. La fortezza fu fornita di armi, attrezzi da guerra e di un adeguato numero di soldati. Essa s’innalza con un corpo quadrangolare su un basamento a forma di piramide tronca. Vi sono tracce che indicano la presenza di un ponte levatoio e mensoloni sui quali si dovevano poggiare i piombatoi.  Accanto alla torre fu fatta costruire una piccola chiesa, oggi non più esistente, col titolo del Santissimo Rosario, guidata da un cappellano, per la messa dei soldati. Gli apparati difensivi furono mantenuti fino al 1820.

Chiesa Madre:  posta in cima ad una ampia scalinata, rappresenta una delle opere più significative del barocco siciliano. Essa sorge ove prima era situata la chiesa di San Giuseppe che, fondata nel 1644 dal ragusano D. Vincenzo Ottaviano, venuto a Palma con i Tomasi, fu demolita. A ricordo fu costruita nella nuova chiesa una cappella consacrata a San Giuseppe. La facciata, realizzata con conci di pietra delle cave del Casserino, è costituita da un portale centrale fiancheggiato da due colonne sormontate da un frontone spezzato e da due portali minori ai cui lati si ergono due alti torri campanarie. L’interno del Duomo, vasto, a tre ampie navate con cupola sul transetto, rivela un movimentato scenario decorativo in stucco di sapore neoclassico. In fondo alla navate è l’ampio presbiterio, cinto da splendide inferriate e due ricche cappelle intitolate al SS. Sacramento e alla Madonna del Rosario. Nella prima cappella a sinistra è l’urna contenente le reliquie di San Traspadano donate a Carlo Tomasi, nel 1666, dal cardinale Sforza Pallavicini. Numerose sono le reliquie conservate tra le quali quelle di Santa Cecilia martire, San Luciano, San Bonifacio, San Pio, Sant’Emiliano, Sant’Elia, San Clemente, San Celso. L’altare maggiore è opera del palermitano Giuseppe Allegra; la cantoria dell’organo in legno scolpito è di Calogero Provenzani, padre di Domenico. Numerosi e pregevoli sono i dipinti custoditi nella chiesa e che sono stati realizzati da Domenico Provenzani, Gaspare Serenario e Raffaele Manzelli. Disposti a croce ai lati del Duomo furono costruiti i due oratori del SS. Sacramento e della Vergine del Rosario.

Chiesa Sant’Angelo: La Chiesa di San’Angelo, detta della Batiella, fu costruita nel 1643 per volere di Vito Rizzo da Licata che la dedicò al protettore della sua città. Lì accanto, Giuseppe Maria Tomasi fece costruire un orfanotrofio per 12 orfanelle. Nel 1738 l’orfanotrofio venne trasferito presso il Collegio di Maria.

Chiesa del Purgatorio: La chiesa del Purgatorio, o Madonna degli Angeli, è stata fondata da Pietro Grimaldi Fragapane di Grotte a cui, nel tempo, si aggiunsero Gerlando Bontati, notaio, e Domenico Benedetto, medico.

Chiesa del Collegio di Maria: La Chiesa del Collegio di Maria fu eretta da Suor Maria Antonina Lauricella da Girgenti, che raccolse la somma occorrente sollecitando il mecenatismo del ricco mercante napoletano D. Giovanni Battista Giuliana. La chiesa fu ultimata il 6 settembre 1788. Sul primo altare, entrando da destra, spicca il grande quadro, opera di Domenico Provenzani, della ” Madonna della Provvidenza ” mentre sull’altare maggiore il quadro della ” SS. Trinità ” opera di Fra Felice da Sambuca. Nella Chiesa è custodita una copia della Sacra Sindone. Conservato in un’urna di vetro il corpo di Santa Placida

 


Video tratti da youtube

Castello di Palma di Montechiaro – Pubblicato il 14 mag 2014

 

Documentario archeologico-didattico a cura dell’associazione Gruppo Archeologico Xoanon Palma di Montechiaro. – Pubblicato il 22 dic 2016



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