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L’Opera dei Pupi


Il teatro delle marionette ha un’origine antichissima e diffusa in molti paesi del mondo, ma in Sicilia assume una caratterizzazione unica che prende il nome di Opera dei Pupi (Òpira dî Pupi in siciliano), è un tipo di teatro delle marionette, i cui protagonisti sono Carlo Magno e i suoi paladini. Le gesta di questi personaggi sono trattate attraverso la rielaborazione del materiale contenuto nei romanzi e nei poemi del ciclo carolingio, della Storia dei Paladini di Francia e dell’Orlando furioso. Le marionette sono appunto dette pupi (dal latino “pupus” che significa bambino).

L’opera è tipica della tradizione siciliana, si hanno già notizie nel 1700, come documenta lo studioso Mancuso ne l’origine dell’opera dei pupi.

L’opera dei pupi nella forma che conosciamo oggi si sviluppò alla fine dal 1700, con i pupari in paggio (non armati) che rappresentavano alcuni racconti siciliani; di queste opere sono arrivate a noi soltanto le farse che ancora oggi vengono rappresentate. Sebastiano Lo Nigro ha dedicato ampie pagine ai pupi siciliani.

L’Opera dei Pupi si affermò nella prima metà del XIX secolo anche a Napoli, grazie a Giuseppina d’Errico chiamata “Donna Peppa”.

Nel 2008 l’UNESCO ha iscritto l’Opera dei Pupi tra i Patrimoni Orali e Immateriali dell’Umanità, dopo averla originariamente proclamata nel 2001. È stato il primo Patrimonio italiano a esser inserito in tale lista.


Il pupo e il puparo

Ogni pupo rappresentava tipicamente un preciso paladino, caratterizzato per la corazza ed il mantello. Riccamente decorati e cesellati, con una struttura in legno, i pupi avevano delle vere e proprie corazze e variavano nei movimenti a seconda della scuola di appartenenza in palermitani o catanesi. La differenza più evidente stava nelle articolazioni: leggeri e snodabili i primi, più pesanti e con gli arti fissi i secondi

I personaggi più amati erano i paladini Orlando, Rinaldo, Ruggero e Ferrau. Gli esperti e gli appassionati conoscono anche Peppininu, la maschera popolare catanese scudiero di Orlando e Rinaldo.

Il puparo curava lo spettacolo, le sceneggiature, i pupi, e con un timbro di voce particolare riusciva a dare suggestioni, ardore e pathos alle scene epiche rappresentate. I pupari, pur essendo molto spesso analfabeti, conoscevano a memoria opere come la Chanson de Roland, la Gerusalemme liberata e l’Orlando furioso. Spesso la rappresentazione, si chiudeva con la farsa, uno spettacolo di marionette di tono licenzioso e buffo, con temi tratti dai personaggi delle tradizioni favolistiche siciliane.

A volte i pupari, per trasmettere contenuti non graditi alle autorità, si servivano di un gergo detto baccagghiu (baccaglio).


L’Opera dei Pupi oggi in Sicilia

Ancora oggi sopravvivono alcuni pupari che cercano di mantenere viva la tradizione: alcuni proponendo rappresentazioni per turisti, altri attraverso una vera e propria rassegna teatrale. Tra le storiche famiglie di pupari troviamo: La famiglia Munna di Monreale i quali inventarono la famosa “battaglia danzante” e composero i copioni per l’opera, come La distrutta di Agrigento, storia d’amore e di vendetta, quando nel 500 a.C. a dominare il mediterraneo erano i Cartaginesi; riscrissero a dispense alcuni poemi cavallereschi, La Rotta di Roncisvalle e Il Guidosanto, per citarne alcuni, Mimmo Cuticchio di Gela, Argento, Mancuso, Greco, di Palermo, Canino di Partinico e Alcamo, Crimi, Trombetta e Napoli di Catania, Mangano di San Pietro Clarenza, Pennisi, Macrì e Grasso di Acireale, Profeta di Licata, Puglisi e Vaccaro-Mauceri di Siracusa, gli Immesi di Barletta e Lucio Corelli di Torre Annunziata.
Fra i più grandi costruttori palermitani scomparsi: Giarratano, Rocco Lo Bianco, Paolo Galluzzo, Enzo Rossi di Monreale; ancora viventi: Piero Scalisi e Salvo Bumbello.

Nel 2008 l’UNESCO ha dichiarato il Teatro dell’Opera dei Pupi Capolavoro del patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità.

Le più ricche collezioni di Pupi si possono ammirare al Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino ed al Museo etnografico siciliano Giuseppe Pitré di Palermo.


Anche ad Agrigento  possibile visitare due mostre sui Pupi siciliani.

La prima al pianterreno del Museo ex Collegio dei Filippini,  dove è possibile visitare l’esposizione-museo dei pupi siciliani a opera del maestro puparo agrigentino Carmelo Guarneri,  una mostra permanente di ben 40 esemplari di pupi, realizzati rigorosamente a mano, che rievocano le epiche gesta cavalleresche dei Paladini di Carlo Magno in lotta contro i Saraceni, con tutto un corredo di scenari e sipari.

La seconda allestita nei locali di Casa Pace, all’ interno del Parco della Valle dei Templi,  ospita una mostra permanente sui pupi siciliani nata nell’ambito della collaborazione tra il Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento e il Museo Internazionale della Marionette Antonio Pasqualino di Palermo, con lo scopo di valorizzare le espressioni del patrimonio culturale siciliano riconosciute dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità. Nella mostra è possibile vedere materiale appartenente alle due scuole pupare principali dell’isola e cioè la scuola palermitana e la catanese; sono inoltre presenti pannelli esplicativi e supporti audio video.

Fonte: wikipedia


Contributi video tratti dal web.

Un museo dei pupi siciliani all’ex collegio dei Filippini di Agrigento.

L’esposizione-museo dei pupi siciliani è curata dal maestro puparo agrigentino Carmelo Guarneri. I pupi sono le marionette del teatro epico-popolare della Sicilia, rievocano le epiche gesta cavalleresche dei Paladini di Carlomagno in lotta contro i Saraceni. Il servizio è stato realizzato dall’emittente televisiva Tva.



Fonti: wikipedia/Youtube/altro


 

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