🎨 L’Artista siciliano …… del giorno 05 febbraio

Andrea Vizzini, pittore e scultore siciliano.

Grotte, 5 febbraio 1949
Andrea Vizzini
Sciascia, Todo Modo
Acrilico e olio su tela, 140 x 180 cm.
Casa Sciascia di Racalmuto (AG)

Sciascia, Todo modo

Acrilicico e olio su tela

Breve biografia dell’artista:

Andrea Vizzini (Grotte, 5 febbraio 1949) è un artista, pittore e scultore italiano.

Andrea Vizzini nasce a Grotte in Sicilia il 05 Febbraio del 1949. Vive e lavora a Jesolo dal 1978.

Studioso delle tecniche artistiche dalla fotografia alla computer art, è stato tra gli iniziatori del movimento che, tra gli anni sessanta e settanta -prima della Transavanguardia-, si è orientato verso un ritorno alla Pittura, contemporaneamente alle correnti concettuali. I suoi inizi sono caratterizzati da una pittura concettualizzata, usando la figurazione in contesti stranianti e diversificati, contribuendo con i principali esponenti del nucleo storico della Nuova Figurazione degli anni settanta alla graduale affermazione del movimento, quando il panorama dell’arte italiana era dominato da artisti quali Renzo Vespignani e Giuseppe Guerreschi. Nelle opere su tela, accompagnate da numerosi progetti riconfigura con sguardo visionario il senso del mito, della storia dell’arte e della letteratura. La storia dell’arte e la sua iconografia è stata l’elemento centrale della sua ricerca, anticipatore ante-litteram del Citazionismo, non aderì al movimento promulgato da Maurizio Calvesi ed Enrico Crispolti per proseguire il percorso fuori da schemi e raggruppamenti definizionali. Le Opere del ciclo “Interni Teoretici” 1980, “Luoghi dell’eternità” 1986, “Iconico Aniconico”, 1994 caratterizzati da un impianto simbolico, hanno manifestato una visione del mondo come dicotomia di due principi opposti.

Il motivo dominante delle opere adotta sempre più la coniugazione di valenze figurative con impaginazioni informali che via via lo porteranno subito dopo il periodo delle Negazioni (1995-1998) ad assumere, nella pittura e nella scultura, un atteggiamento sempre più intimista e minimale. Dopo l’utilizzo di acrilici e collage, ha sperimentato diversi materiali, tra i quali la terra, il ferro, la luce (serie “I luoghi dell’Immortalità” dedicata a Gino De Dominicis o “Abduzione logica” dedicata a Balthus) abbracciando nel contempo una forma quasi caravaggesca della luce, che gli ha consentito effetti di profondità spaziale e un uso dell’architettura molto personale.

Nel 1998, propone nel suggestivo spazio espositivo della Pescheria Vecchia in stile Liberty di Este (PD) le opere del gruppo “Corpo a Corpo”. Un gruppo di opere nate dalle rielaborazioni, coperture e cancellature su delle immagini di Andy Warhol a confronto con degli originali dello stesso Warhol (Catalogo a colori Ferdy & Durke).

Dal 2000 integra il suo linguaggio attraverso la produzione di sculture e la collocazione di dipinti di grandi dimensioni in luoghi pubblici, alcune opere si trovano, infatti, nella Collezione Farnesina. Nel 2008 in occasione delle Olimpiadi in Cina, espone alla Biennale di Pechino e un’opera viene acquisita dalla Galleria Nazionale delle Belle Arti.

Affascinato dall’architettura e dalle prospettive impossibili di Maurits Cornelis Escher, l’artista riesce a dare ampio spazio a questo suo interesse realizzando un grande Mostra sempre nel 2008 all’Italian Cultural Institute di Londra sul tema dei Luoghi dell’Eternità.

Nel 2011 allestisce a Napoli, presso il Museo Castel Nuovo – Maschio Angioino, una mostra personale, presentata da Angela Tecce dal titolo Codice Perpetuo, per la prima volta il dialogo tra pittura e scultura diviene più serrato e interattivo: le forme essenziali e cromaticamente pure entrano a far parte degli ambienti dipinti e nel contempo sono presenti in tutta la loro totemicità all’interno dell’esposizione, trasformando la sala espositiva in un riflesso speculare della rappresentazione pittorica.

Nel 2017, dieci anni dopo la morte di U.G.Krisnamurti per cui intraprende una assidua ricerca sulla “non dualità” ovvero la “realtà naturale”. Elabora una innumerevole quantità di opere su queste riflessioni, sino a quando si rende conto che niente è realtà, tutto è vero e non vero quindi un’illusione.

Porta a compimento il ciclo “La Fine dell’Arte” che diviene il titolo di una mostra che realizza alla Galleria Ravagnan di Venezia nel luglio 2017, durante la 57° Biennale di Venezia e la grande esposizione “Treasures from the Wreck of the Unbelievable” di Damien Hirst a Palazzo Grassi e Punta della Dogana.

Contemporaneamente, sempre nel 2017, inizia un nuovo gruppo di opere, dove riprende i temi affrontati nel 1967-68, i Miti Greci e le opere del rinascimento come entità di valori da contrapporre al vilipendio perpetrato da quell’arte che si impone attraverso valori economici esorbitanti, frutto di dubbie trattative per niente trasparenti come svela Donald Thompson nel libro “Bolle, baraonde e avidità” (Edizione Mondadori).

Info & curiosità

Multimedia sull’artista:

Sitografia: WikipediaYuotubewww.andreavizzini.eu/www.ravagnangallery.com/

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