Pistacchio di Raffadali e della Valle del Platani
PISTACCHIO DI RAFFADALI E DELLA VALLE DEL PLATANI
Il pistacchio, in dialetto: “frastuca” o “fastuca” (da un termine arabo) è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Anacardiaceae e del genere dei Pistacia, originario delle zone ari de dell’Asia centrale, dove veniva coltivato già in età preistorica, particolarmente in Persia. Si narra che furono gli Arabi, strappando la Sicilia ai Bizantini, a promuovere e a diffondere la cultura del pistacchio nell’isola, intraprendendo la coltivazione nel IX-XI secolo e diffondendola nei terreni poco profondi e calcarei piuttosto frequenti nelle aree interne collinari.
Particolarmente alle pendici dell’Etna, trovò l’habitat naturale per uno sviluppo rigoglioso e nel territorio di Bronte si realizzò uno straordinario connubio tra la pianta ed il terreno lavico concimato dalle ceneri vulcaniche.
Una volta raccolto, il pistacchio va fatto asciugare e poi bisogna togliere il mallo che ricopre il guscio legnoso, infine si fa seccare per consentire la conservazione per lungo periodo e la vendita. I pistacchi vengono utilizzati sia sgusciati sia pelati, spesso tostati e salati, anche in pasticceria, per preparare gelati, creme, bevande e per la produzione di salumi, o come condimenti per primi e secondi piatti.
La sapienza dell’uomo nel coltivare e curare i pistacchieti nel rispetto delle tradizioni e culture locali e la salubrità dell’ambiente contribuiscono armonicamente a fornire a questo prodotto qualità uniche. Le fasi principali della raccolta sono: Bacchiatura manuale o meccanica, Smallatura, Asciugatura, Sgusciatura.
Il nome è legato al comune di Raffadali, perché oltre alla produzione, storicamente il commercio del pistacchio, per la provincia di Agrigento, è avvenuto in questa piazza per la presenza di numerosi commercianti e trasformatori.
Gli impianti prevalentemente di tipo artificiale si ottengono dall’innesto di pistacia vera su pistacia terebinthus, sui substrati calcarei laddove lo spessore di questi suoli si assottiglia e il seminativo cede il posto a colture arido resistenti. Presso Raffadali erano presenti tre esemplari giganteschi visitate come rarità botaniche. L’areale di produzione si individua con i confini amministrativi dei comuni della Provincia di Agrigento.
Nella zona del Raffadalese, la storia si intreccia inevitabilmente con quella del duca Giovanni Antonio Colonna, allora ministro delle poste e telecomunicazioni, botanico per passione, che fece aggiungere centinaia di piante di pistacchio alle floride piantagioni già esistenti nei suoi territori di Raffadali e nei comuni limitrofi di Contrada Cinti, da cui si ottenevano dolci che venivano portati a Palermo per allietare le serate della nobiltà palermitana. Già nel 1942 il celebre botanico Bonifacio nella sua monografia sul pistacchio scriveva che “…..presso Raffadali esistono 3 esemplari giganteschi e bellissimi di pistacchio visitate come rarità botaniche e capaci di produrre circa 200 kg di frutti ciascuno”
L’importanza storica del prodotto è testimoniata, da numerosi riferimenti letterari; nel romanzo “Blues di mezz’autunno” dello scrittore Santo Piazzese, (Sellerio), si racconta che il Pistacchio di Raffadali veniva servito con tartine di pasta sfoglia e mousse salate, presso il bar Edelweiss, ne il “Il corvo di pietra” di Marco Steiner (Sellerio editore), viene indicato come un elemento imprescindibile della ricetta dei cannoli. Nel romanzo “la Banda Sacco” di Camilleri vengono raccontate le vicende di una umile famiglia raffadalese che riesce ad emergere grazie all’abilità del capofamiglia nella coltivazione (innesto e potatura della pianta) del pistacchio
Gli impianti, nel territorio dove si coltiva il pistacchio di Raffadali, sono prevalentemente di tipo artificiale; per questo motivo la pianta è coltivata sia nei terreni ricchi e fertili, che in quelli marginali e meno ospitali. Grazie a questa secolare attività, l’agricoltore, ha saputo cogliere le caratteristiche e le condizioni ottimali dell’ambiente, ha acquisito una capacità professionale unica, ha creato una ricchezza ed un paesaggio unici al mondo.
Ampio successo ha riscosso la “Festa del Pistacchio di Raffadali” giunta alla sua quarta edizione, con un progetto che sta coinvolgendo produttori e trasformatori di diverse parti della provincia Agrigento. La manifestazione è promossa dall’Associazione “Pistacchio di Raffadali”, composta da agricoltori, produttori, consumatori, tecnici ed estimatori, accomunati dal desiderio di tramandare, migliorare, valorizzare, tutelare, un prodotto unico e renderlo il fiore all’occhiello della provincia di Agrigento.
PISTACCHIO DELLA VALLE DEL PLATANI
Il pistacchio cosiddetto di Raffadali è coltivato anche nei comuni limitrofi, ragion per cui i loro prodotti vengono assimilati. Infatti il pistacchio è anche coltivato nelle contrade degli agri di Joppolo, Santa Elisabetta, San Biagio Platani, Sant’Angelo Muxaro, Cianciana, Cattolica Eraclea, Agrigento, Favara, Casteltermini, Racalmuto, Aragona e Santo Stefano Quisquina.
Il pistacchio prodotto in questa provincia siciliana presenta della caratteristiche che lo distinguono sia per la qualità, sia per la grandezza, dagli altri tipi di pistacchio prodotti nelle altre parti del mondo; il suo sapore quando fresco è estremamente gradevole, è un frutto molto pregiato che riscontra una grande approvazione anche all’estero dove viene esportato, soprattutto nei paesi europei e nel Giappone grazie alle sue notevoli dimensioni e all’intensa colorazione verde.
E’ nata, pertanto, nel 2013 un’altra importante realtà locale per la Pistacchio: l’Associazione Valle del Platani, nasce nel Luglio del 2013 dall’unione di tanti produttori agricoli. I quali scopi principali dell’Associazione PISTACCHIO VALLE DEL PLATANI sono: esaltare, tutelare e pubblicizzare la tipicità del prodotto; divulgare i risultati della ricerca; incrementare la produzione; promuovere la formazione e l’aggiornamento di produttori.
Il Pistacchio della Valle del Platani è un frutto delle caratteristiche uniche, per qualità, sostanze benefiche in esso contenute ed anche per grandezza; ha un profumo intenso ed un sapore persistente, che lo rendono ideale per la preparazione di ricette dolci e salate. Alcuni esempi:
Pesto di Pistacchio: un preparato dal gusto fresco e aromatico, di semplice preparazione, basta aggiungere gli ingredienti e frullare (ingredienti 200 gr di pistacchio a chicco intero e sgusciato, 100 ml circa di olio di extravergine di oliva, pepe nero, sale). Può essere utilizzato come condimento per la pasta o come crema da spalmare su crostini di pane casereccio.
Gelato al pistacchio: tipico della tradizione agrigentina, (ingredienti: 4 tuorli, 75 gr di zucchero semolato, 5 gr di maizena, 300 ml di latte parzialmente scremato, 115gr di pistacchi tostati e salati, 300 ml di panna da montare)
Ricci al pistacchio (Ingredienti: 1 kg di pistacchio; 700 g di zucchero; 100 g di miele; 120 g di ALBUME; q. b. di acqua)
Crema di Pistacchio ( Ingredienti: 300 ml di latte, 40 g di amido di grano, 60 g di zucchero semolato, 40 g di pistacchio tritato finemente)
Cous cous dolce: una ricetta tipica ideata dalle monache cistercensi del convento di Santo Spirito di Agrigento che, ancora oggi, continuano a prepararla manualmente secondo l’antica ricetta che viene gelosamente custodita dalle suore, tipica del periodo natalizio. Non si conosce la ricetta originaria, ma una ricetta simile utilizzata da pasticceri locali è composta dai seguenti ingredienti: 250 grammi di granelli di couscous – Olio extravergine d’oliva q.b. – 150 grammi di gocce di cioccolato – 100 grammi di pistacchi – Zucchero a velo q.b. – Cannella in polvere q.b. – succo di un’arancia – 100 grammi di mandorle tostate pelate – 100 grammi di zuccata
Procedimento: Bollire ¼ di litro d’acqua con quattro cucchiai d’olio. Togliere dal fuoco e, mescolando delicatamente, versare i granelli di cuscus e il succo d’arancia. Lasciare gonfiare il coucous per qualche minuto. Versare in un piatto, lasciare intiepidire e condire con zucchero a velo, cioccolato, zuccata, pistacchi e mandorle tritate. Spolverizzare con un pizzico di cannella, mescolare e servire dopo averlo fatto raffreddare.
Ecco alcune ricette a base di pistacchio tratte dal sito www.pistacchiovalledelplatani.it
Cheesecake di cioccolato bianco con crema di pistacchio e philadelphia
Torta al Pistacchio “La Deliziosa” – Crostata al Cacao e Pistacchio
Gluten Free Ricci al Pistacchio Valle del Platani
Il Pesto di Pistacchio alla vecchia maniera
Contributi video tratti dal web.
Un video dedicato al Pistacchio di Raffadali La cultivar prevalente è rappresentata dalla Bianca (o Napoletana) anche se in buona percentuale (compreso tra il 5 ed il 10%) sono presenti cultivar a diffusione prevalentemente locale, tipica della provincia di Agrigento La raccolta avviene mediante bacchiatura sulle reti o per brucatura, utilizzando panieri o ceste, avendo cura di impedire che i frutti cadano per terra. |
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Raccolta e lavorazione. Il pistacchio di Raffadali e dei territori della provincia di agrigento, è unico nel sapore e nella qualità. Lavorato da esperti artigiani diventa una vera prelibatezza alla quale è impossibile rinunciare. |
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Info e curiosità.
Fonti: wikipedia – Youtube – www.pistacchiodiraffadali.com
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