Folklore

Il termine folclore o folklore (dall’inglese folk, “popolo”, e lore, “sapere”) si riferisce all’insieme della cultura popolare, intesa come le forme di tradizione tramandata spesso oralmente e riguardante conoscenze, usi e costumi, miti, fiabe e leggende, filastrocche, proverbi e altre narrazioni, credenze popolari, musica, canto, danza eccetera, il tutto riferito a una determinata area geografica, a una determinata popolazione, ai ceti popolari in quanto subalterni, a più d’una o a tutte queste determinazioni.

(Fonte: Wikipedia)

Nel Folklore si fondono e si intrecciano fantasia e realtà, paganesimo e cristianesimo, superstizione ed incredulità, gentilezza e prosaicità, mondo antico e mondo moderno.

Il folklore di Agrigento, e della Sicilia in generale, è fatto di tradizioni, canti, balli, costumi e ricette. La nascita del folklore in Sicilia non si può fissare a una data precisa della storia, poiché esso nasce con il popolo siciliano stesso, come sintesi indissolubile dei miti che si sono fatti tradizione. Nelle poesie dialettali, nelle usanze familiari, nelle canzoni di festa o di lavoro, durante le feste religiose e gli incontri pubblici, si trova il folclore siciliano autentico fondamentale per comprendere la più profonda spiritualità dei siciliani. Chi visita la Sicilia “sente” il folklore nella vita quotidiana: nei carri addobbati, nei canti dei contadini fra i giardini profumati di agrumi, nei dolci più tipici, negli oggetti caratteristici come i “Pupi Siciliani” e i piccoli tamburi, ma soprattutto alle feste. Il folklore in Sicilia viene vissuto grazie ai gruppi folk, alle associazioni religiose che si riportano ai giorni nostri le antiche tradizioni e i canti popolari e le danze, i costumi, gli oggetti e gli abiti tipici. Questi gruppi accolgono gli altri gruppi folk di tutti i paesi del mondo, durante una grande festa: “la festa del mandorlo in fiore”.

Le canzoni erano eseguite per lo più durante il lavoro o quando si doveva corteggiare una donna o in occasione di feste religiose. Tra le vecchie canzoni popolari si ricordano: “Ciuri, Ciuri” una delle note e tradizionali canzoni siciliane e rappresenta una serenata felice cantata dalla persona innamorata durante le prime fasi del corteggiamento, “Na Crozz Vitti” tradizionale siciliana canzone che mescola un testo molto triste ad una melodia molto felice, “Cummareddra”, “A vinnigna”, “A mietitura”, “Pisacaturi”, “Sicilia”, “Girgenti”.

Le danze erano un metodo per corteggiare le donne e al termine di lunghe giornate di lavoro, i siciliani si riunivano per trascorrere momenti di svago durante le vacanze, ma anche durante le feste familiari, come i matrimoni e i fidanzamenti, dove c’era l’abitudine di organizzare balli. Le più comuni danze sono la “tarantella” e il “chiodo”. Le origini della tarantella sono legate a una storia. Si dice che un contadino che lavorava nei campi era stato morso da una tarantola e per il forte dolore ha iniziato a saltare e a ballare. La Tarantella è un ballo tipico presente nella tradizione di tutta l’Italia meridionale. È famosa per la vivacità e la gioia che trasmette. Le fasi della tarantella sono diverse. Il passo più frequente è il passo base, in pratica dei piccoli salti alternati. Gli altri passi sono: “al contrario, all’indietro” e il passo “collettivo”. Il passo laterale: si salta con il piede destro verso destra e a sinistra sul piede sinistro. Non tacco e punta: si saltella Il folklore siciliano è spesso sinonimo di storia e si vive in tutte le sue manifestazioni in modo suggestivo, fantastico e ricco.

Fonte (http://www.informagiovani-italia.com)

Fra gli elementi più rappresentativi del folklore siciliano possiamo annoverare:

 il carretto siciliano;

– l’Opera dei pupi” con i paladini francesi;

– il “ciaramiddaru” che gonfia la zampogna durante le novene natalizie;

– il “marranzano” lo scacciapensieri con il suo particolare suono;

 il tamburello è uno strumento a percussione costituito da un cerchio con le campane ai bordi, e con una pelle di un asino o di pecora tesa.

 u Friscalettu (zufolo di canna),  uno strumento ricavato dalla canna di fiume, nato per puro diletto degli antichi pastori e tipico della  tradizione agro-pastorale mediterranea;

– U’ Bummulu, un vaso di terracotta con i manici che assomiglia ad una anfora o ad una piccola giara.

– i vivaci colori dei costumi tradizionali e ai canti;

– le leggende, i racconti e i proverbi;

– i piatti tipici preparati in occasione degli eventi speciali religiosi,

– le feste barocche dei santi protettori e a quelle profane dei paesi con balli, musica, fuochi d’artificio e “luminarie”.

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